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“Scatti Mortali: Il Professore Tomellini e l’Intrigante Mondo della Medicina Forense a Genova”

Dagli anni della Belle Epoque fino alla Seconda Guerra Mondiale, a Genova l’indiscusso protagonista dei dibattiti sulla medicina forense era il Professor Luigi Tomellini, il cui arrivo sulla scena del crimine con tanto di ingombrante macchina fotografica era considerato parte della routine.

In realtà si trattava di un’eccezionale novità importata dalla Francia, dove le operazioni di rilevamento dei dati antropometrici delle persone coinvolte in casi giudiziari aveva preso il nome di “Bertillonage”, dal nome dello statistico e demografo Alphonse Bertillon che lo aveva introdotto negli anni ’80 dell’Ottocento. Recatori a Parigi per studiare i metodi della Polizia Giudiziaria parigina, Tomellini aveva collaborato proprio con Bertillon e aveva intuito l’importanza fondamentale che l’uso della macchina fotografica sulla scena del crimine avrebbe potuto avere per lo svolgimento delle indagine o per l’identificazione delle persone.

Così, a partire dagli anni ’10, i metodi “scientifici” della polizia genovese erano tra i più avanzati d’Italia, con il rilevamento delle impronte digitali importato dall’Inghilterra e la creazione di un casellario di riferimento secondo i criteri della polizia francese. Significativamente, rispetto alla “scuola romana” di medicina legale, fortemente influenzata dalle teorie di Cesare Lombroso, la “scuola genovese” aveva un approccio eminentemente tecnico… eppure, le foto di Tomellini – riapparse in modo fortuito negli anni Ottanta – sembrano trasmettere un’inquietante carica emotiva ancora oggi, nonostante i nostri occhi si siano abituati ad innumerevoli repliche di telefilm come CSI.

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