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Orienteering tra i vicoli

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Un’edicola inconsueta

 

Si tratta di un’immagine inconsueta per Genova. I santi prediletti dai genovesi di solito uccidono draghi o basilischi, ma raramente fanno miracoli! In effetti il culto di San Vincenzo Ferrer era diffuso in tutto il Mediterraneo occidentale, ma a Genova si limitava ad una cappella in San Domenico. Di lui si diceva che “fosse un miracolo che non facesse miracoli”.

Il santo si riconosce subito, sia per il caratteristico gesto della mano levata, sia per la fiammella dello Spirito Santo sulla testa. Attorno a lui si vedono una donna inginocchiata, un fanciullo, un uomo in abiti orientali e un altro vestito in modo più “occidentale”.
Ciascuno di loro si riferisce ad un particolare miracolo descritto nei racconti sulla vita del santo, ma la composizione nell’insieme non ha nulla di “forzato”; sembra piuttosto che i personaggi si siano radunati per assistere a un nuovo miracolo.

Ciò è suggerito da un nuvola e alcuni alberi sullo sfondo. Perché? Si racconta che il santo fece piovere interrompendo un duro periodo di siccità. Ancora più evidente della nuvola, nel cielo campeggia un cartiglio, che sembra quasi uno stendardo di guerra. Non c’è scritto nulla, ma i fedeli sapevano che era un riferimento all’Apocalisse e al versetto tradizionalmente connesso al Santo:
“Temete Dio e dategli onore poiché è giunta l’ora del suo giudizio”.

Sulla base dell’ovale, una dedica recita: “La devozione degli abitanti a San Vincenzo Ferrari illustre per la gloria dei suoi miracoli – 1747”. Si tratta di un’offerta pubblica per un miracolo ottenuto. Ma qual è questo prodigio celebrato in modo tanto scenografico?
Un indizio viene dato dall’anno di dedicazione: 1747. Il tragico anno che aveva visto la cacciata dell’esercito austriaco dalla città. Con ogni probabilità è proprio a questo episodio a cui si fa cenno.
La partecipazione della popolazione, la fine della siccità e il riferimento appena accennato, ma strettamente connesso alla figura del santo, si riferiscono al giorno del giudizio.

Si tratta, naturalmente, di un’interpretazione, vista la mancanza di riferimenti espliciti. Tuttavia la delicata situazione politica venutasi a creare nel 1747 aveva dato vita a spaccature profonde nella città. Non solo tra popolani e aristocratici, ma anche tra la nobiltà stessa, ben lontana dall’immagine che di quell’anno avrebbe dato la storiografia ottocentesca.
Di conseguenza è molto probabile che quel magnifico ovale un po’ dimenticato in un angolo di Via San Luca ci stia parlando di uno dei più noti momenti storici della città.

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